Sicuramente vi sarete accorti nell’immagine d’apertura la nota sulla penna spaziale usata durante la missione di Apollo 7, ne parleremo ma partendo dalla BIC.
È del 1950 l’invenzione della penna a sfera prodotta dalla BIC, azienda francese il cui titolare è di origini italiane. La BIC ha acquistato il brevetto da Birò a cui servivano soldi per fuggire in Argentina senza poter ottenere ulteriori profitti per un prodotto che nel 2009 vendette la 100 miliardesima BIC, favorendo la diffusione della cultura come nessun altro oggetto a parte la carta. Il nome di Birò in Italia diventa “biro” per indicare una penna a sfera qualunque e quando si dice “Dammi una BIC” non si rende merito all’inventore perché non si intende una penna a sfera qualunque, ma solo questa.

Penna a sfera Bic Cristal (1950)
Foto di Trounce – Opera propria, CC BY 3.0, commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3778507
Ma perché una BIC non funziona nello spazio?
Sulla Terra normalmente quando si scrive l’inchiostro scende verso il basso e tutto funziona a meraviglia, ma appena provate a scrivere con la penna rivolta in alto, in poco tempo il tratto si scolora perché manca la spinta che spinge l’inchiostro verso la sfera, cioè la gravità terrestre, questa essendo assente nello spazio ha costretto la NASA a rifornire gli astronauti delle Fisher Space Pen che essendo pressurizzate le puoi usare ovunque e in qualunque modo anche sulla Terra.
Le Fisher Space Pen non sono una soluzione NASA, ma di un privato che l’aveva brevettata allo scopo di convincere l’agenzia spaziale USA ad usarle.

Oggi lo stato di questo brevetto è: scaduto a vita. Nel frattempo anche l’agenzia spaziale sovietica, oggi russa, utilizzano le Fisher Space Pen.
La Space Pen non sarebbe esistita senza il brevetto della penna a sfera di Birò. In Giappone la Mitsubishi Pencil Co Ltd ha fatto una domanda di brevetto nel 2013 per una Space Pen alternativa ma è ancora in attesa di risposta. Nel frattempo le tecnologie dei materiali hanno suggerito che è possibile utilizzare dei puntali per penna realizzati in apposite leghe che consentono di scrivere infinitamente senza mai dover ricaricare con un refill, cartuccia o mina di grafite potendo usare così la denominazione di Space Pen per il nuovo dispositivo di scrittura.
Una Space Pen è stata realizzata da Pininfarina usando un materiale che chiama ETHERGRAF®:
Tecnologia ETHERGRAF®
La punta in ETHERGRAF® “graffia” microscopicamente la carta, ossidandola e lasciando un segno dal tratto leggero e preciso. Grazie alla sua porosità, la carta comune, ossia la carta in cellulosa non trattata, è un materiale che reagisce perfettamente al passaggio della punta in metallo.
La presenza di collanti, cariche minerali, coloranti o additivi nella carta compromette la sua naturale capacità di assorbimento, permettendo solo in parte, l’ossidazione al passaggio della punta in ETHERGRAF®.
Questo strumenti non vogliono in alcun modo sostituire i comuni strumenti di scrittura, ma superano il concetto di pura funzione, trasformandosi nell’accessorio di design perfetto per chi desidera avere sempre una storia da raccontare.
fonte: https://www.casadellapennanapoli.com/content/11-tecnologia-ethergraf-

La penna in alluminio anodizzato e il puntale intercambiabile in ETHERGRAF® pacchettizzato da Pininfarina in modo minimalista raggiunge un’ottimo obiettivo estetico e l’opzione dei colori ricorda i prodotti consumer della Apple come iPod e iMac.
Gli utenti che hanno acquistato tali penne descrivono il tratto leggero, come se usassero una mina di durezza H1 o H2 e che non è un sostitutivo di una penna o di una matita, anche se ci puoi fare molte cose. Un approfondimento sull’argomento permette di scoprire che Pininfarina ha scoperto l’acqua calda, anzi, ha scoperto che in passato gliartisti avevano scopero che alcuni metalli teneri potevano essere usati per lasciare “segni” su supporti vari come carta, gesso… fino a realizzare speciali puntali in argento per fare lavori artistici su carta.

Gli artisti del passato usando il silverpoint, un puntale in argento artigianale, avevano già scoperto che potevano disegnare. Avevano creato uno strumento che di fatto era già una Space Pen, ma non lo sapevano. Oggi però tutte le denominazioni “Space Pen” sono immeritate. La Fisher Space Pen è stata scelta perché la polvere delle matite con la mina in grafite poteva disturbare i contatti dei circuiti elettrici, quindi, avevano bisogno di qualcosa che venisse assorbito al 100% dalla carta e tutte le soluzioni di scrittura “infinita” moderne dovrebbero essere testate prima d’essere ammesse, per esempio, dentro la ISS.
Quest’argomento offre degli spunti per fare un regalo duraturo ed alternativo ai vostri amici scrittori o figli che vanno a scuola per tenerli un po’ lontani dagli schermi.
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